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Sono finalmente libero e indosso di nuovo mio abito di scena o d’azione da critico e storica dell’arte: ho infatti comunicato le mie irrevocabili dimissioni da membro Consigliere del CdA di Zetema progetto Cultura srl, a sei mesi dalla mia nomina, da parte della Virginia Virginia Raggi, cioè da parte dell’Amministrazione Capitolina. Riprendo una scritta su questa rivista, liberamente.

In quel ruolo, in una società di gestione partecipata dell’Amministrazione Capitolina, il cui Socio Unico è la stessa Amministrazione Capitolina, mi ingabbiava in una struttura che, ambiguamente, è contraddittoria, salvo contraddire il mio stesso compito di provvedere in ogni modo al buon tempo dell’Azienda srl, senza ostacoli il buon svolgimento e sviluppo, secondo le direttive del Campidoglio.

Lo ho fatto in una occasione pubblica, cioè in occasione della Conferenza Stampa del 21 dicembre 2017 tenuta al MACRO, per la presentazione del Progetto per l’Arte Contemporanea di Giorgio De Finis, per 18 mesi e € 800.000 di budget. Il MACRO è parte del nuovo Polo Museale nella primavera del 2016, Delibera n.126, e del che fanno parte il museo MACRO di via Nizza, gli spazi MACRO dell’ex Mattatoio di Testaccio, lo spazio espositivo PALAEXPO di via Nazionale: il Polo sarà gestito dalla Azienda Speciale PALAEXPO, altra partecipazione al 100% da Roma Capitale.

Lo ho fatto in questa occasione pubblica, in una data di pre-letargo natalizio, e anche se non invitata (come tanti altri critici e direttori di riviste), eppure andata, perché sono passati 2 mesi dal 9 novembre, e nessuna risposta alla mia lunga lettera allegata alle dimissioni, nella quale anticipavo appunto alcune mie osservazioni sulle contraddizioni insite nei nuovi progetti culturali per l’arte contemporanea.

Prima di renderla pubblica integralmente ne precedere il nodo centrale: la esitazione a fondare sulla memoria critica e quindi sulle competenze (il sapere storico) ogni progetto del presente / futuro.

Senza entrare nel merito delle modalità di attribuzione del lavoro separandolo (ahimè) dalle responsabilità di gestione economica, senza volere condannare a priori la scelta di un coraggioso personaggio venire Giorgio De Finis, con la sua creazione del MAAM / Museo dell’altro e dell ‘ altrove, nello spazio occupato dalle ex officine De Paolis di via Prenestina, senza osservare che questa volta l’attuale amministrazione ha preso di petto una legge fascista alle nomine apicali delle strutture museali un coincidere con le dimissioni o il fine mandato del Governatore-pardon del Sindaco), osservo il carattere tutt’altro che utopistico, anzi retrotopico, ma distorto della chiamata.

Perché? Per insufficienza di riflessione critica e storica.

Mentre nel mitico ’68 erano state compiute numerose azioni di uscita dal sistema bloccato dell’arte, con le azioni di arte nel mondo, fuori dei luoghi deputati all’economia dalla realtà e da un sistema bloccato, oggi eventi e metodi di azione dell ‘arte iscritti nella realtà della vita sono i ritratti in quei luoghi chiusi e deputati dell’arte, dentro i luoghi di presunta ratifica del valore (che però come ha anticipato … .sono ormai solo , luoghi di ratifica del prezzo).

Renato Nicolini il Mattatoio dalla speculazione, accettando la modifica di destinazione della ex-Peroni per tariffa il Museo Macro, partecipato con Eugenio Battisti alla creazione della Società Italiana di Archeologia Industriale per la tutela dei luoghi del lavoro, dico che bisogna sapere che quella storia va saputa, i giovani e autoproclamati artisti, per poter rifare e ripensare il museo e il ballo del contemporaneo, e che quella storia si è interrotta e distorta dall’ipocrisia della memoria stessa.

La strada degli spazi del Mattatoio è conservata in parti le attrezzature, in quanto luogo della prima meccanizzazione della morte , come gli architetti e gli intellettuali interpellati Italo Insolera dice che non poteva essere miglior sito per trasferirvi il mercato antico e gli stracci di Porta Portese, mentre alcuni artisti e musicisti dissero che mai si sono voluti mettere nell’impossibilità di creare in quei luoghi della morte! D’altro canto, gli ex-operai di antichi impianti industriali o di grotta estrattive, sia in Europa sia in centro e sud America (come aveva fatto Ochoa tra i cavatori delle miniere d’oro in Venezuela) non volevano ricordare quelle esperienze terribili. Eraldo Affinati, nel suoVita di vita , cita un passo di San Francesco, quando sfidò il Demonio gridando in dialetto umbro: “Apri la bocca; mo ‘vi ti caco “(a proposito delle torsioni della memoria).

Dopo l’apertura degli spazi ex-Peroni, non ancora diventati museo, con una memorabile mostra di Alberto Burri, negli spazi ancora intoccati e solo imbiancati, con ancora al centro del cortile una antica quercia (ora occupata dall’invivibile cubo rosso dell ‘ auditorium, che schizza ogni cervello a lavorarci dentro), si tratta di una progettazione di interni museali da appartamento e scala postmoderni di pseudo funzionalismo, senza la grandezza degli spazi originari ex industriali e delle sue strutture (un unicum fu considerato da Gianni Agnelli , che Venne alla mostra di Burri, la passerella in legno Tra I Due b Locchi, distrutta e rifatta con Materiali diversificazione e insignificanti. La ex-à Peroni avrebbe potuto Essere Il Vero MAAM ante litteram e non lo fu.

Fu vomitato fuori, dopo essere stato accolto e finanziato dal ministero dei Beni Culturali, e dopo essere stato realizzato, il progetto di una ipotesi di schedatura aggiunto a quelle correnti della tutela, con la realizzazione da parte mia insieme di uno straordinario ingegnere meccanico, Lucio Campadello, di nuove schede : Settore Urbano / Architettura / Impianti industriali / Macchine Meccanismi.

Questo ha significato la caduta ipocrita di un progetto di apertura della città all’arte e agli artisti, l’interruzione di un processo creativo.

Voglio solo dire che di queste storie vanno informate le nuove generazioni , perché non diventino retrotope , senza saperlo.

Cioè senza sapere in che macchina operativa e amministrazione verranno immesse.

Simonetta Lux

 

 

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Macro, Roma, 21 dicembre 2017. Conferenza stampa per la presentazione del progetto affidato al creatore del MAI Giorgio De Finis, per il nuovo Polo Museale del Contemporaneo di Roma Capitale. Al tavolo, tra gli intervenuti, oltre all’Assessore Luca Bergamo e Giorgio De Finis, e la presidente della Commissione Cultura Eleonora Guadagno, insieme a Fabio Merosi direttore della Azienda Speciale PALAEXPO, sono presenti la direttrice de La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma Cristiana Collu, ex direttore del Macro Bartolomeo Pietromarchi (ora al MAXXI di Roma), l’artista Michelangelo Pistoletto che presenta il suo Manifesto della DemoPraxia.
Utopia, Distopia o Retrotopia?
Simonetta Lux parla con Michelangelo Pistoletto.

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