La Creatura 1998
Tecnica mista su legno cm 153x113x72

La creatura è un albero pluridimensionale con un estensione variabile e una visibilità sensoriale: tattilità, allucinazione percettiva, tensione ritmica.
Nella materia lignea di stagliano escavazioni geometriche, volumi di colore, centripeti, che assumono andamenti circolari, protesi del supporto, piante parassite, ne succhiano la capacità di affrontare una spazialità bidimensionale alla stregua di tridimensione.
Le zone di colore assorbono luce e la scambiano con l’albero il quale riesce a trovare il sole in tutta la sua area, autorigenerandolo verso l’interno irradiando la propria epidermide, creando un nucleo di enerigia, una regione di fuoco.
Nella sua natura l’ “albero” accoglie le curve, contrasto: con i ritagli di volume, con gli spigoli. Ramificazione della ricerca di Perilli sulla geometria irrazionale, regole che l’occhio non può vedere, fisicamente instabili, precarie, distorte, disequilibrate.
Gli ” alberi” attivano una dilatazione del peso, mollandosi a un ritmo altalenante tra dentro e fuori tra scarno e carnale, tra analisi e disarticolazione. Un processo attraverso.
Una costola dell’arte di Achille Perilli che nasce nel 1996 e ancora non si conclude, una linea poetica sperimentale che si collega alle opere su tela disaminando altre possibilità di impattare con la ricerca percettiva, con la follia di una geometria che non è mai immagine né spazio ma scrittura. Nel caso degli alberi, una calligrafia a colloquio con una superficie che ha le proprie leggi da rispettare, una discussione tra codici, la progettualità di un non progetto a cospetto della non progettualità del processo naturale. Una intro-circospezione della duttilità del metodo creativo dell’artista sempre tramite.
Nadja Perilli

20x 20
Nelle piccole dimensioni l’opera di Achille Perilli assume le sembianze di “miniature”, disarticolazioni geometriche autonome e decifrate: spazi più brevi, rapporti più tesi, serrati. Bidimensione e tridimensione si attraversano con metodo tagliente.
La scrittura delle opere 20 x 20 è primaria, un alfabeto diretto, semplice, schizzato, la punteggiatura incessante, rapida, scattante.
Complementari e primari si avvicendano creando un non visibile immediato, una trasparenza tangibile.
Pochi punti di luce su cui ruota il processo, sintesi della ricerca pittorica di Perilli sulle grandi dimensioni, senza tempo per riflettere né osservare. Una lettura paradossale attraverso cui cogliere un’oasi di pittura, una parte del tutto.
“Las Meninas”, così chiama Perilli queste opere in un suo scritto, sono degli organismi autonomi, con le loro problematiche sperimentali: la geometria irrazionale arriva a minimizzarsi in un punto e poi a espandersi fino al valico immaginario dei confini, la struttura rimane solida, essenziale. Ragnatele che si attaccano a imperpendicolarità discutendone il peso, abbandonando la manovra per un percorso estremo.
Si connettono l’une alle altre, a volte, creando un plurale, un ansamble. Le materie si disperdono creando un complesso di elementi irrazionali stridenti nei toni freddi con i freddi, agglomeranti in quelli caldi con i caldi. Nella possibilità di accostamento anche i fondi si avvicinano o si allontanano creando un gioco percettivo di dimensione nella dimensione, pluralità dell’opera, la quale anche nell’allestimento può subire variazioni nelle possibili letture.