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Şükran Moral. Svelare e sfuggire, dalla performance al video grafitismo

Incontro con l’artista mercoledì 3 ottobre 2018

Ore 17.30 Sala delle Colonne, Galleria Nazionale d’arte Moderna – Ingresso libero 

Intervengono: Simonetta Lux con la artista Şükran Moral. Modera: Marcella Cossu

Mercoledì 3 ottobre alle ore 17.30, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ospiterà il percorso artistico performativo Şükran Moral. In questa occasione, il lavoro della morale sarà protagonista di una proiezione di diversi video-performance dell’artista accompagnati da una conversazione con Simonetta Lux, moderata da Marcella Cossu. Şükran Moral (Istanbul, città italiana e turca) ha iniziato una Roma, in Italia, negli anni Novanta la sua avventura di artista, ma le sue azioni sono state svolte in tutto il mondo e le sue opere sono nei più importanti musei in Europa e negli Stati Uniti. Con le sue opere, che argomento sculture, disegni, performance e video, ha sfidato i tabù sociali ed artistici che il suo paese d’origine, la Turchia, condividono con il mondo globalizzato contemporaneo. Video, video – performance ed uno dei suoi meno noti video-graffiti : questa ultima è un’inedita definizione che il critico turco ha dato le migliori azioni artistiche extra museali, che di recente Şükran realizza. Per questo parliamo di svelare / sfuggire, di svelare il nascosto, il proibito, il misconosciuto, il non detto e di sottrarsi poi velocemente alla censura incombente, oggi ovunque. 

Dal primo lavoro ” Espulsa! “(1994) e dello stesso anno ” Artista “ (presentato come Gesù donna) realizzato in Italia, un” Matrimonio con tre “ realizzato ed esposto sia in Italia sia in Turchia, fino a ” Speculum di Istanbul “ (un quadrittico video e performativo del 1997 alla Biennale di Istanbul), fino a “Family Night” e “Amore e Violenza”, si intrecciano il vissuto autobiografico con le problematiche cogenti in tutto il mondo. Essere nomadi e vivere illegalmente, la condizione delle donne, la disparità di sesso, i trans, i travestiti, gli immigrati, la condizione femminile e in particolare la pratica delle spose bambine, entrano come temi ricorrenti e – contro- la violenza organizzata del potere . Şükran morale, per i lavori che ha realizzato, è stata raggiunta da minacce di morte e tentativi di lucro mediatico, per cui ha dovuto vivere in esilio.

In occasione di questo incontro saranno presentati e discussi i seguenti video, video animazione e video performance:

“Mirror” , 2011, video animazione, 59 “

“Balcone”, 2014, Diyarbakir, performance video, 7’17 “

“Hamam”, video performance, 30 ’00 “e ” Bordello “, 1997,8’25” (2 video performance del quadrittico della Biennale di Istanbul del 1997, proiettato la prima volta nell’installazione “Istanbul Speculum”)

“Mattatoio”, 2017, Istanbul, 4’35 “.

Şükran Moral vive e lavora tra Istanbul e Roma. È una delle principali interprete viventi. Le sue interpretazioni sono avvenute in spazi disparati, dai bordelli agli Hamam, agli ospedali per malati mentali; oltre ai più importanti musei a livello internazionale.

Le sue più recenti performances/mostre personali includono: The World from the Inside (Museum Esbaluard, Mallorca, 2018), My Pain My Rebellion (Museum KODE, Bergen, 2015), Welcome to Turkey (Zilberman Gallery, 2014), B(r) yzanz (Edith Russ Haus, Oldenburg, 2014), The Adulteress (51st Venice Biennial, Venice, 2007), Apocalypse (MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Rome, Italy, 2004). Tra le performances/ mostre collettive: Ritratto di una  Città (MACRO,  Rome, 2013), Light From The Middle East (Victoria & Albert Museum, London, 2012),   Bodies of Silence (Royal College of Arts,  London, 2012), In which language shall I tell my story…, (Steedelijk Museum,  Amsterdam, 2012),  Desire,  Sex & Lust, Sexuality in Contemporary (Bergen Kunst Museum,  Norway, 2012), New Acquisitions and Highlights (21C Museum, USA, 2009),  Modern and Beyond (Santralistanbul, Istanbul, 2007), Peace… Fucking Fairy Tale (Gallery BND, Italy, 2007), Istanbul Speculum, 5th Istanbul Biennial (1997).

Şükran Moral. Svelare e sfuggire, dalla performance al video grafitism

Trascrizione integrata del colloquio tra Simonetta Lux e Sukran Moral per la presentazione di video/performances della artista che si è tenuta a La Galleria Nazionale di Roma il 3 ottobre 2018. Lo streaming integrale su Facebook: Simonetta Lux.

1. Şükran Moral, Artista, 1994
SI.LUX:
Proiettiamo per prima l’opera di Şükran Moral, Artista, 1994, (immagine 1) una stampa su tela, cm 200×180,. La condizione contemporanea della donna e della artista, secondo Sükran Moral.
Era ai suoi inizi, nel 1993, alla Accademia di Belle Arti di Roma, nella Roma della 2° repubblica.
Amata più dagli altri artisti che dalle Istituzioni, dell’arte e non.
Si può dire che nasca come artista con questa opera realizzata nel 1994, un autoritratto, cui dà il titolo Artista.
La parola ARTISTA.
Non è solo un “autoritratto, non è solo “artista”, è l’inaugurazione del tema di fondo e sempre di sfondo nell’opera di Moral<. il tema della donna, della violenza sulla donna, del predominio del logos maschile tema delle forme di violenza che vengono esercitate più o meno legalmente sul corpo, sulla identità, sulla figura della donna , nell’epoca contemporanea, in tutto il mondo. Non solo in Turchia dunque (in molte interviste Şükran racconta della sua fuga dal contesto opprimente del suo paese, la Turchia, che ama moltissimo…Ma mi volgo ancora all’opera e al titolo dato da Şükran, che così unisce il particulare con l’universale.   Şükran Moral opera infatti non solo in Turchia, ma in Italia (che considera la sua seconda patria) , in Europa, negli Stati Uniti, etc.: Voglio dire che, come in questa opera come in tante altre che vedremo), c’ è un elemento “autobiografico” (questo è il mio corpo e io sono qui, donna) e un elemento universale “artista”: la condizione dell’artista/donna, che si incarna nella icona universalmente nota, maschile, della “crocifissione”, come a chiedersi, ma perché Cristo non può essere anche donna? il messaggio di quella crocifissione   è “per tutti/tutte”. Toccando ogni questione, l’artista si muove e muoverà sempre a un tale doppio livello, perché come vedremo, le sue opere con le sue opere anticipa molti temi che per esempio, dalla Turchia (dove contrasta la strumentalizzazione autoritaria del concetto di terrorismo oppure denuncia e contrasta i matrimoni tra bambine e uomini anziani) esplodono in molti paese del mondo (le bambine in Vietnam; la violenza politica delle dittature diffuse; le persecuzioni di genere e trans-gender).
Şükran, vorrei che tu dicessi come è nata questa opera: che hai intitolato “Artista”, ma che sarebbe un “Autoritratto”, opera che nasce Roma, nel 1994.
SU.Moral: Quest’opera riguarda anche un artista che non c’è più, ma che è sempre qui, Gino De Dominics. Lui era amico, mi cercava di aiutare, e una volta mi ha detto: “Io non riconosco un artista se non fa Autoritratto. Fai il tuo autoritratto e portamelo” ha detto.
Ero studentessa di arte (Accademia di Belle Arti di Roma) e ho preso queste sue parole come una sfida. Io avevo già idea di fare una donna/Cristo, perché l’immagine di Cristo è molto importante per la storia dell’arte, abbiamo sempre imparato l’arte dall’immagine di Cristo che si fa da 2000 anni. Ho detto “perché l’immagine di Cristo non può essere una donna”? e mi sono fatta una fotografia così, una piccola fotografia. La ho portata, mi ha aperto la porta, ha guardato la foto ed era così visibilmente sconvolto che li, sulla porta, mi ha detto “io non capisco, non capisco, non capisco..”. Ho capito che questa era un’opera veramente importante, che grazie a lui, alla sua sfida, avevo realizzato.(nota 1).
SI.LUX: Opera così interessante, da essere stata acquistata da un importante Museo europeo. Oltre questo stesso tema, proprio nel 1994, per parlare di “resistenza”, dell’essere una artista “contro”, come diceva di te Vittorio Rubiu, è di andare a toccare i tabù della società contemporanea, è il “Matrimonio con 3” (immagine 2), dello stesso anno. Matrimonio con 3 uomini, e a parete era collocata l’opera “Artista”. E’ la prima performance vera e propria di Şükran, realizzata per vincere con l’arte una situazione in verità drammatica: le era giunto il 12 giugno il decreto di espulsione della polizia, che non aveva riconosciuto il suo risiedere in Italia per motivi di studio.
SU.MORAL: Fa il ruolo di Sindaco Ludovico Pratesi. I tre sposi sono miei amici di allora.
SI.LUX: Si, Ludovico Pratesi ed inoltre altre 3 persone, come ha ricordato Şükran Moral nell’intervista del 2002 a Bruno di Marino (Intervista cit., nota 1)): “Rappresentava una parodia della mia situazione. Per evitare l’espulsione infatti, avrei dovuto sposarmi con un italiano. Ho dunque inscenato il mio finto matrimonio sposandomi addirittura con tre persone, che sono i miei amici artisti, Marco Amorini, Alfredo Baldinetti e Miriam Laplante. Per andare oltre ho voluto una donna travestita come un uomo, Miriam Laplante”.
 
   2. Matrimonio con 3 (1994)
SI.LUX:”Cristo incinta”, (2003, cm 185 x 170, fotografia c-print su forex), è una opera che è parte della installazione” Apocalypse”, 2004, che si è tenuta al MLAC-Museo Laboratorio di ARTE CONTEMPORANEA dell’Università Sapienza di Roma, a cura di Simonetta Lux e Domenico Scudero(nota 2). La installazione, creata e progettata dalla artista appositamente per il MLAC si svolge nei due piani del museo laboratorio. Nel piano superiore è collocata l’opera “Cristo Incinta” (c print su forex, cm 185 x 170) e , ai suoi piedi, collocati in fila di due serie, “Genocidio”, 20 cadaveri in tela di sacco, di donne e bambine.
In una intervista a “Der Spiegel” ( nota 3) ha detto Şükran: ” Dio ha dato alla donna la possibilità della creazione. Gli uomini utilizzano questo dono divino uccidendo”. Il massacro di guerra cui fa riferimento l’artista è quello cosi noto di Srebrenica del luglio 1995 (nota 4), durante la guerra del 1992-1995 nella ex Jugoslavia, ma in generale a tutti i genocidi cui abbiamo assistito prima e a tutt’oggi, con una barbarie incredibilmente diffusa nel globo. Tanto che oggi si è indentificato come punibile anche “lo stupro” di guerra” cui assistiamo durante la guerra in Siria o in Africa. Nel piano terra del Museo Laboratorio vennero invece installati dei Recinti per campi di concentramento, tipo quelli nazisti, e le persone del pubblico vi potevano entrare, provando una senso di perdita di identità (nota 5), di memoria claustrofobica, accentuata dal fatto che sul soffitto della sala, buia, venivano proiettati video tranche di bombardamenti e  di deportazione, mescolando pezzi di film originali della liberazione e apertura dei campi nazisti e film di fiction sempre sulla guerra e genocidi nazisti.
3.  Cristo incinta, 1994, cm 185 x 170, fotografia (c-print su forex), opera parte della installazione Apocalypse, 2004,
MLAC-Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università Sapienza di Roma

 

Sulla mescolanza e confusione di luoghi, oltre che sulla contaminazione dello spazio museale di arte contemporanea con luoghi di eros, morte, violenza, insomma arte con realtà, ricollegando principio dell’arte con principio di realtà ,  Sukran aveva iniziato proprio nel MLAC, nel 1997. Lei ricorda nell’intervista a Bruno di Marino (cit., nota 1): ” nella mia personale del 1997 allestita presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma, ho giocato sulla mescolanza e confusione di luoghi: le immagini trasmesse dal monitor erano un’alternanza di spazi architettonici, le sale dell’obitorio del Policlinico e quelle altrettanto fredde – poiché accomunate dall’elemento marmoreo – del museo; nell’allestimento avevo sbarrato le porte del museo con immagini di celle frigorifere della morgue. Così il luogo espositivo somigliava ad una camera mortuaria. Tuttavia non credo che Museo & Obitorio sia un’opera fredda, ma basata sul contrasto tra caldo e freddo, tra erotismo e morte”. Vedremo come questo avviene nella videoperformance “Bordello” (1997).
  18. Şükran Moral, Museo & obitorio, 1997, still da video della   performance. Girato nell’obitorio della Università Sapienza di Roma, viene
proiettato nella mostra omonima Museo & obitorio tenuta al MLAC-  Museo laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza.
Parola: Terrorismo/Terrorism:  Sul discorso che vi facevo sul legame tra pensiero e parola, tra parola e opera in Şükran, ecco vi proietto il suo manifesto: Art against Terrorism del 25 aprile 2016.
ART AGAINST TERRORISM
As an artist I believe it is time to say “stop” to the
fear terrorismhas surrounded us with. We have
become people that fear from each other. Hatred is
spread all around. Censorship is everywhere, every
single move of ours is surveillanced, the veins of
art has thinned down because of oppression. Art
can be produced in any sort of circumstance. I
would like to put my personal reaction out there. I
will go to every single spot where it was announced
as a dangerous zone, a potential terrorist attack or
bomb. Yes I am resisting, and going against
terrorism. This action will be online via Periscope
and everybody is invited. We are not okay with this
oppressing fear. It is you who live with fear and are
in danger. It may seem as though my words may
seem as a protest but it it more of an action that
seeks for love in opposing terrorism. I prefer to
resist with art. I will realize this action on March
20th. From streets to metro to shopping malls..
Anywhere and everywhere that is marked
dangerous.
Sukran Moral.
Che cosa dice questo Manifesto? Che cosa può fare l’arte contro il terrorismo? Da Şükran l’arte è dichiarata contro il terrorismo, certo per se stesso (in quel momento laTurchia era assaltata da terribili attacchi terroristici, di matrice difficilmente individuabile. Contro l’uso ambiguo della parola terrorrismo, usata per esempio da Erdogan per carcerare , senza diritto alla difesa, centinaia di intellettuali, giornalisti, professori universitari e migliaia di impiegati statali. Tutti ricordano il caso di Can Dundar, ora esule. Sul Guardian Daily News nel marzo 2017, esce il twit (Twitter: @candundaradasi) “Can Dündar is editor-in-chief of the Cumhuriyet newspaper. In May 2016 he was sentenced to five years in prison on a charge of “revealing state secrets”, but he is appealing against the verdict. He had earlier served 92 days on a charge of carrying out “an act of terrorism”, only to be released when the constitutional court declared that it was “an act of journalism”.(nota 6)
SU.MORAL:  Il Paese il mio paese è tra due fuochi. Ed il potere vigente accusa gli artisti . SI.LUX:Il numero di arrestati in Turchia è stato enorme: accusa di terrorismo, secondo un teorema giudiziario, di cui in Italia si e in Europa si è molto scritto. E che significa questa parola Arte/ artista e come viene usata o colpita l’Arte (e l’artista)? Prendiamo altre parole connesse alla opera rivelatrice di Şükran Moral: Despair/Disperazione. “DESPAIR” è un video del 2003, nel quale lei stessa è presente, con il suo corpo e la sua disperazione, insieme a uomini migranti. “Despair”, l’immagine che vediamo (immagine 4), è una fotografia di Şükran Moral. Di questo, di Despair, un video girato a Istanbul nel 2003, parla alla fine del 2002, nella ricordata intervista a Bruno Di Marino: “A gennaio farò una performance a Torino nell’ambito del festival Live Art, curato da Francesca Alfano Miglietti, per questa occasione sto preparando un video dal titolo Despair che dovrò girare ancora una volta a Istanbul. Poi sto preparando un evento incentrato sulla città fredda, inospitale e marginale. Il video sarà in futuro sempre più centrale nel mio lavoro”. Intervistata da “Der Spiege”l, Şükran dice a proposito di “Despair”, che il video ci mostra i “nuovi schiavi della società industriale”, “l’industria europea ne ha bisogno” e di questa stampa, dice Der Spiegel che” la artista vi ha apposto degli usignoli, come simbolo di nostalgia del loro paese lontano”.
4. “Despair’, 2003, Digital c-print su forex  di foto della artista, inserimenti digitali a colore, (2003,) foto Sükran Moral,
Art Fund Collection of Middle Eastern Photography at the V&A and the British Museum, Londra.
SU.MORAL “Usignoli digitali”, li chiamo “simboli di speranza, nostalgia, amore e separazione”, che ha scelto di apporre a colori sulla immagine, invece in bianco e nero, degli uomini, che sono pigiati in un barcone, alla mercé del destino. Io ho pensato che tutti stiamo dentro la stessa barca. Come possiamo finire? Come i migranti, anche. Ma pur temendo, ho voluto dare una speranza, di cui gli usignoli sono simbolo, nella letteratura turca. SI.LUX: Questa è una stampa a colori digitale, di una fotografia di Sukran Moral stessa, durante la realizzazione del video “Despair”. Come in questo caso, l’opera di Şükran l’arte si dispiega in più e diversi supporti.    Oggi l’opera d’arte va oltre la tecnica tradizionale (ma Şükran la usa anche, come le sue carte e disegni), oltre un unico oggetto. L’arte ci raggiunge attraverso internet, e si incarna attraverso la proiezione video, attraverso una foto, un particolare di un insieme più grande, anche una stampa su tela.  Lo stesso fa Şükran con le parole cui dà la forma di senso e non senso, di realtà e falsità, disarticolando gli opposti e acutizzando la nostra capacità di giudizio. Prima che questa deriva e confusione di finzione e realtà che noi ormai oggi viviamo ci invadesse, Şükran la ha annunciata e posta come problema, in modo sì scandaloso (ma ermeneuticamente attivante) ma metodologicamente surrealista, tale da far scoppiare dentro noi stessi le fissità imposte.
  5: Pace, 2007, fotografia dell’opera dopo la performance (rossetto su muro, lastra di vetro, e azione performativa della artista,
nell’ambito della mostra personale e performance “Peace…Fucking Fairytale!”), Milano, B & D Arte.
SI.LUX: L’altra parola che Şükran contesta dall’uso distorto e ipocrita, è PACE. “Pace”, del 2007, (immagine 5) è opera realizzata sul muro della galleria (poi coperta da una lastra di vetro), modificata con l’intervento performativo di Sukran durante la mostra alla Galleria B&D. La mostra ha un titolo chiaro: “Peace…Fucking Fairytale!” (scusate: “Pace…A ffà n’ culo la favoletta”). SU.MORAL: Avevo composto la parola PACE sul muro, baciandolo con le labbra dipinte di rossetto. Dopo due ragazzi vestiti da SS hanno inchiodato al muro un vetro sulla scritta PACE. Il pubblico ha pensato che la performance fosse finita. E applaudito. Ho preso un grande martello ed ho rotto il vetro. SI.LUX: Di questa azione che cosa è rimasto, dunque? SU. MORAL: E’ rimasta solo la fotografia, di questa opera e della azione che la ha distrutta. SI.LUX: Vediamo ora (Immagini 6.e 6.1) degli Snapshot dal video della street performance “Love songs against Terrorism”, del 2 aprile 2016 (nota 7).
6- 6.1 . Still / snapshot dal video Love Songs against Terrorism, 2 aprile 2016
Il video “Love songs against Terrorism” è un live on periscope pubblicato su you tube.  Ma Şükran non era un artista “CONTRO” come scrisse uno dei suoi primi sostenitori in Italia, il critico Vittorio Rubiu? SU.MORAL: E’ un video di una performance di “Hit and run!” (colpisci e fuggi)  Il canto d’amore si svolge per le strade di Istanbul e nel metro e in altri vari luoghi della città, senza permessi, senza paura. Voglio raco0ntare come è successo questa opera. Nel 2015 il mio paese aveva dappertutto attacchi dei terroristi. La città era deserta. Una cosa surreale, sembrava un film di Tarkovskij. Ho deciso in 24 ore, io dovevo decidere. Sono uscita sulla piazza di Istanbul e ho iniziato a cantare. Ho usato il periscope (uno strumento che nel cellulare  consente di raggiungere persone con un video in diretta). Cantavo e dicevo, venite, uscite, cantiamo canzoni d’amore! Possiamo cantare. E’ stato forte, la gente è stupita, ho mostrato che si può fare. Colpisci e scappa è la definizione di questa mia azione.
Proiezione del video (connessione con you tube):  “Love Songs against Terrorism”, 2 aprile 2016, un live on periscope pubblicato su you tube:  https://youtu.be/iIFCliXaHKQ  il 2 aprile 2016),  Ask sarkilari web,  http://www.liveonperiscope.net/sukranmoral/profile.
SI.LUX: Ma, la posizione di Moral può essere anche più esplicita: come vedremo nel video “Balcon” (2014), una performance svolta a Diyarbakir ( una cittadina curda), nel  palazzo Hasan Pasa Hani, un antico grande locale, con al centro un quadriportico.  Durante la performance è stata tratta questa fotografia (immagine 7).
  7. “Balcon”, fotografia durante la performance “Balcon”, 2014.
SU.MORAL Sono salita inaspettatamente sul balcone centrale interno di questo palazzo, vestita da Hitler, e iniziato con gesti di saluto da dittatore e ad abbaiare come un cane. Per quindici minuti, A un certo punto è intervenuta una persona del luogo ed ho dovuto interrompere la mia performance. Questa azione p difficile da capire da un critico occidentale. Lì in Turchia fare questo non è comune, occorre energia in più e coraggio da parte dell’artista. SI.LUX: Questa azione è prevista svolgersi dai balconi di tutti i dittatori del passato e –soprattutto – del presente. Non solo il mondo politico, ma anche quello dell’arte ha paura di questa azione: non si è ancora ricevuto l’ok per il balcone di Piazza Venezia, da cui Mussolini invocava, applauditissimo, le sue azioni di guerra e lanciava le sue leggi razziste. SU.MORAL: Non mi hanno consentito questa azione neppure Londra né. Berlino: dunque l’Occidente non è quello che vuole apparire! SI.LUX: Nei suoi libri sul potere e sulle dittature, Hannah Arendt autrice de La banalità del male (suo reportage del processo ad Eichmann del 1961), scrive che nel nuovo millennio tutti i paesi del mondo avranno governi autoritari. Ed è così.
Proiezione del video: “Balcone”, 2014, Diyarbakir, video performance, 7’17”.
SI.LUX: Una necessità, per Şükran, dire il suo sentimento, il suo autoritratto psico-politico: come avvenne con il suo primo, vero autoritratto, che ci indicava già come il personale /l’autobiografico e l’universale o globale siano sempre uniti in questa artista universale. Questione dl femminile e della violenza del potere (su Cristo) e poi, ancor oggi, (sulla donna). La questione della separazione uomo/donna, per il mantenimento del predominio dell’uomo sulla donna, così come gli altri temi che abbiamo ricordato, sono in Şükran attuata con la messa in gioco del suo stesso corpo. SU.MORAL: E’ mio mettere totalmente me stessa in gioco, col corpo, col mio pensiero, col mio giudizio. MA.COSSU: Altri artisti della body art, come la Marina Abramovic o Gina Pane, si sono ferite il corpo, sono apparse autolesioniste: invece tu, che ne pensi? Quale è il tuo modo di performare il tuo corpo nell’arte? SU.MORAL: Naturalmente il mio lavoro riguarda il mio passato ed il presente contemporaneo nel mondo che mi circonda. La body art, queste artiste, le apprezzo. Ma ci tengo, a dire che la mia strada è colpire –ferire- i tabù della società. La differenze tra me è loro, è che io scelgo di agire in luoghi al di fuori di quelli protetti dell’ambiente artistico. Io non ho né pubblico di art lovers né musei. Ad esempio, ho scelto bordelli, mattatoio, manicomio, obitori dove si tagliano i corpi per autopsie, piazze e strade, Hamam (i bagni pubblici tipici della Turchia), villaggi curdi, eccetera. Tutti questi luoghi non c’entrano niente con l’arte. Dunque molte volte per me c’è pericolo in tutti i sensi. Sia li per lì. Ma anche dopo: poiché la società e il potere si sentono colpiti e feriti e quindi mi attaccano in tutti i modi. Linciaggio e minacce dirette o sui media. Quindi il mio stato di pericolo non finisce con la fine della performance. Nelle artista che tu hai ricordato invece, il loro pericolo finisce con l’azione stessa. SI.LUX: A proposito di particolare e universale, locale e globale: volevo anche accennare al carattere concettuale delle tue prime opere di questi anni, vediamo altre due immagini di opere che toccano temi oggi attuali, come “espulsa” “espulsione”: “Arte Espulsa Artista Espulsa”, del 1994 (immagine 8).
8. Arte espulsa Artista espulsa, 1994, installazione, Genova, Galleria Studio Leonardi, foto Şükran Moral
SI.LUX: Nell’intervista del 2002 a Bruno Di Marino, hai ricordato le cose importanti di questo periodo. Tra cui, la personale presso lo Studio Leonardi di Genova, dal titolo Artista espulsa. SU.MORAL: Ho ricreato un cimitero in una stanza, attraverso lapidi di gesso frantumate, su cui ho applicato il timbro “espulsa”. Un’opera di forte impatto. La profanazione dei cimiteri ebraici era già allora divenuta purtroppo una pratica assai ricorrente. Il tema dell’espulsione mi stava naturalmente molto a cuore, poiché questo lo vivevo sulla mia pelle. Il 15 giugno di quell’anno, infatti, avevo ricevuto l’avviso di espulsione dall’Italia per scadenza del permesso di soggiorno. Per un certo periodo ho vissuto come clandestina. Dalla mia particolare e delicata condizione era nata due mesi prima anche “Artista”, come un presentimento, il lavoro fotografico in cui mi ritraevo nuda con un perizoma, come se fossi crocefissa. Ecco mi sentivo letteralmente “in croce”, perseguitata e incompresa. Più concettuale era invece la performance Ambiguitas, /di cui vediamo la foto, che consisteva semplicemente in uno sgabello posto al centro di una stanza vuota, sul quale c’erano testi scritti in turco. L’opera era insomma il pubblico stesso che entrava nella galleria, prendeva in mano questo foglio senza riuscire a capire nulla”. SI.LUX: L’altra mostra dello stesso anno, “Ambiguitas” (immagine 9), tocca ancora concettualmente la questione della incomunicabilità ma anche, di nuovo, dei malintesi della storiografia e della critica d’arte. Su “AMBIGUITAS”, mi dicevi che nella scritta in turco, tu avevi scritto: “diffidate della storia dell’arte”. La gente veniva, tu dici, si arrabbiava volevi che si arrabbiasse, perché volevi che si percepisse che non possiamo comunicare. Quindi il tema della difficoltà, dell’incomunicabilità e della identità. Ma voglio pensare a questa frase di Şükran: “Diffidate della storia dell’arte”. Ricordo che quando Şükran mi propose un video dal titolo “Diffidate della storia dell’arte” per il Festival di Bomarzo del 1996-97, io mi incazzai, ma in effetti avevi ragione, in quanto molte installazioni e performance degli altri artisti erano decorative, senza impegno critico.  SU.MORAL: Si, E’ vero, mi sembrava che molte opere distruggessero quelle belle piazzette antiche di Bomarzo. Nel video avevo sovrapposto sulla pellicola le parole “Trash, Trash, trash”! SI.LUX: Ed io ti dissi che non volevo offendere altri artisti. SU.MORAL: Io volevo offendere. Ma con un concetto, con una idea. SI.LUX: E il tuo video non fu proiettato. Poi siamo diventate amiche. SI.LUX: In questo periodo usavi la video ripresa? SU.MORAL: In “Ambiguitas” avevo utilizzato una videocamera per riprendere il pubblico che entrava in galleria. Ma non si trattava di una semplice ripresa, della documentazione del vernissage, la camera nelle mie intenzioni era qualcosa in più: un occhio critico, un voyeur ed il pubblico diveniva opera d’arte e performer. Così come vedrete ho fatto in seguito. È stato però dopo, gradualmente, che ho cominciato ad usare la videocamera in modo più sistematico.
10. Ambiguitas, 1994, installazione e performance, Roma, Casa della Cultura Austriaca, foto Şükran Moral
SI.LUX: Tra poco vedremo video e immagini di “Istanbul & Speculum”, del 1997, Ma come nasce quel lavoro? SU.MORAL: Il primo lavoro creativo con la videocamera l’ho fatto per la performance “Storia dell’occhio” (immagine 17), allestita presso lo Studio Oggetto di Caserta nel 1996. Si trattava di un montaggio di immagini riprese dalla tv; frammenti di talk show in cui si parlava di omosessualità, ma in modo finto, ipocrita e bigotto. Le immagini scorrevano su un monitor posto in mezzo alle mie gambe divaricate. SI.LUX: Un tuo disagio esistenziale e sociale (come nell’opera di Bataille Histoire de l’oeil del 1928? (nota 8)
17. Storia dell’occhio (a Bataille), 1996, fotografia della installazione/performance, cm 200 x 200, Caserta, Galleria Studio Oggetto.
SI.LUX: Il senso di una tua perdita di identità – sia come donna che come artista? – anche una critica al sistema dell’arte?  SU.MORAL: Senza dubbio. Molti però non hanno colto questo aspetto e si sono arrabbiati. A Caserta tuttavia ero esposta nella vetrina della galleria, con il pubblico che si trovava all’esterno e poteva ascoltare l’audio della televisione attraverso gli altoparlanti. L’allestimento era piuttosto interessante poiché, ad esempio, il vetro della galleria raddoppiava le immagini, infatti le persone si vedevano riflesse. Ricordo i passanti che scendevano dalle automobili e si fermavano a guardare. Anch’io vedevo riflesse sul vetro le immagini del monitor. Tutto questo creava una sorta di distanza, di separazione. Mi ricordo che Bruno Di Marino notò l’idea del “doppio Vetro”: “quello della galleria e quello del monitor –scrive Di Marino-  mi sembra determinante per la riuscita di questa installazione-performance. In qualche modo anche tu diventavi un’immagine televisiva “sotto vetro”, da guardare da un’unica prospettiva. Un oggetto audiovisivo da consumare. Non è una differenza trascurabile se pensiamo che nelle altre varianti intitolate Speculum la gente poteva invece girarti attorno, scegliere di guardare solo il tuo corpo con o senza il monitor. Possiamo però leggere il lavoro anche in altro modo: come un contrasto tra due elementi, la verità del tuo corpo hic et nunc e la falsità delle immagini, per di più registrate”. SU.MORAL: La tv è falsa, lo sappiamo tutti, soprattutto quando guardiamo gli orribili programmi pomeridiani.  Ho fatto in modo che questo quoziente di falsità risaltasse ancora di più, insieme alla componente di stupidità e meschinità… Ma la mia vagina-monitor è “critica”, il pubblico non vede più un oggetto o un soggetto passivo, ma un soggetto critico che lo costringe a guardare ciò che non vorrebbe. Questa azione è come un pugno nell’occhio. SI.LUX: Il tema di Storia dell’occhio e di Speculum è molto serio, drammatico. SU.MORAL: La violenza sulle donne, istituzionalizzata e storicizzata. In Speculum ho riassunto l’essenza dell’umanità: nascita e morte, ma anche una profonda sensualità. Vorrei aggiungere che per questo lavoro sono stata suggestionata sia da blob, un programma televisivo che ho sempre molto apprezzato, sia dal celebre quadro di Courbet, L’origine du monde, un quadro invisibile per oltre un secolo poiché giudicato pornografico. SI.LUX: Così è oggi per Google.
Proiettiamo i video “Bordello” e “Hamam”: “Hamam”, video performance, 30’ 00” e “Bordello”, 1997,8’25” (sono  2 video-performance del quadrittico della Biennale di Istanbul del 1997, proiettati la prima volta dentro la installazione “Istanbul Speculum”)
SI.LUX: Quando Şükran è invitata alla Biennale di Istanbul nel 1997, vede la condizione della donna nel suo paese immutate, vede il permanere di strutture sociali che separano e opprimono. Non solo il femminile (bordello urbano, strada dei bordelli (immagini 11 e 12), vetrine/occhio del maschio sulla donna vessata e in vendita). gli  Hamam separati maschili e femminili (immagine 14), ma anche l’uomo (le carceri), il manicomio femminile (immagine 20)E’ un blitz quello che Şükran riesce a compiere .  E’ soprattutto un’opera rivoluzionaria, per il mondo dell’arte dell’epoca. Se come cittadina turca non avrebbe mai avuto il permesso di entrare in quelle strutture sbarrate alla conoscenza dei cittadini, la richiesta del curatore della Biennale lo consentì: come artista, per compiere video di arte, Şükran poté fare ciò che non avrebbe potuto come donna e come cittadina turca. Le furono aperte le porte, escluse quelle del carcere (significativo, in tempi di incarceramenti come questi attuali, senza prove senza colpa).
 
20. Manicomio, fotografia, 1997, foto di Şükran Moral, durante la sua visita e realizzazione del video, al manicomio
femminile di Istanbul: uno dei 5 luoghi scelti per la sua quadrilogia “Istanbul & Speculum” realizzata per la Biennale di Istanbul del 1997.
SU.MORAL: Nella video performance Bordello, 1997, realizzata a Istanbul, nella strada dei bordelli, si attua del tutto l’idea di contaminare lo spazio dell’arte contemporanea – museo, luogo istituzionalizzato- divenuto ormai quasi un non-luogo, come individuato da Marc Augé. Sull’esterno della vetrata di ingresso del bordello ho apposto un cartello in turco: Museo di Arte Contemporanea.  SI.LUX: Hai contaminato il luogo reale ed osceno del bordello con quello istituzionale- museale. Vi è inoltre l’intervista resa da te a Der Spiegel (nota 9) nella quale si narra la drammatica e offensiva relazione con il pubblico, con i concittadini, con la tua stessa famiglia. “Quando ero ragazza”, raccontava Moral nell’intervista a “Der Spiegel”, “mi hanno sempre minacciato che se non avessi studiato e lavorato sodo, sarei finito in un posto come questo: ero terrorizzata dai bordelli, volevo venire a vedere questo posto quella era la causa di tanta paura”. Commentava ”Der Spiegel”: “Inoltre, Moral dice, la gente non capiva che cosa stavo facendo: hanno detto che sono andato dove ho davvero lavorato per realizzare la mia opera, che ero davvero una puttana”, dice. “Questo è stato un colpo terribile – per me, per la mia reputazione e per la mia famiglia”. SU.MORAL: Si trattava di vera e propria diffamazione, per screditarmi anche come artista, oltre che come donna/artista. Questo è un esempio di ciò che dicevo prima a Marcella Cossu, cioè la differenza tra la mia opera e la mia messa in gioco come donna col mio corpo, ed il modo di altre donne/artiste performers.
13. Istanbul Speculum, installazione, 1997, Istanbul, Biennale di Istanbul del 1997. La artista è sdraiata sul lettino ginecologico, il volto velato.
Nel televisore tra le sua gambe vengono proiettati i quattro video delle 4 performances realizzate, per la Biennale.
SI.LUX:Questa immagine, “ISTANBUL SPECULUM”, è la foto della installazione originale alla Biennale del 1997 (immagine 13) Vi mostriamo come venivano “esposti” i video di Şükran. La artista è sdraiata sul lettino ginecologico, il volto velato. Nel televisore tra le sua gambe vengono proiettati i quattro video delle 4 performances realizzate, per la Biennale, nei luoghi più drammatici della città turca: Bordello, Hamam (maschile), Manicomio femminile, Obitorio (là dove i cadaveri vengono lavati). Per la quinta performance progettata dall’ artista, Carcere di Istanbul, il permesso fu rifiutato dalla Polizia alla organizzazione della Biennale,  che aveva chiesto ufficialmente le 5 autorizzazioni. Ecco in atto la tua idea di contaminare lo spazio dell’arte contemporanea, in quanto luogo istituzionalizzato, Era inevitabile che un’artista come te interessata al problema dell’identità lavorasse sul tema del “non-luogo” SU.MORAL: In effetti il 1997 è senz’altro un anno di svolta per me. Essere invitata alla Biennale di Istanbul significava in primo luogo ritornare dopo molto tempo in Turchia dopo le disavventure legate all’espulsione ed alla clandestinità in quanto non potevo uscire dall’Italia. Ritornare nel mio Paese voleva dire riallacciare i rapporti con la mia famiglia; la mia idea era quella di dedicare un’opera a mia madre, morta qualche anno prima. Ho lavorato così sui luoghi dell’emarginazione di Istanbul, Il risultato è stato una serie di lavori in video che ho realizzato con molta fatica, non solo per le prevedibili difficoltà relative all’accesso a luoghi così singolari, ma anche per i mille problemi creati dalla curatrice della Biennale.
Ecco una still dal video Hamam (immagine 14). “Der Spiegel” la titola “Inside Hamam”.
Sukran Moral, “Inside Hamam”, 1997, Istanbul
FINE DELLA PRIMA PARTEl
Proiettiamo il video “Hamam”, video performance, 30’ 00” e “Bordello”, 1997,8’25” (2 video performance del quadrittico della Biennale di Istanbul del 1997, proiettati la prima volta dentro la installazione “Istanbul Speculum”)
SECONDA PARTE
LUX: Consideri il video Hamam, il tuo lavoro più riuscito? SU.MORAL: No. Tuttavia è importante poiché ho ricreato una sorta di harem costituito da uomini. Nel bagno turco tradizionale c’è sempre qualcuno che ti lava e così anche in Hamam vengo lavata dall’addetto, attorniata da altri uomini che si lavano tra loro come bambini. Vivendo in occidente mi sono resa conto che esiste un mito del bagno turco. Per me è irritante la visione folcloristica occidentale: in verità le fantasie legate a questo luogo sono omosessuali e maschiliste. Ho voluto capovolgere questa situazione. Quando ti lasci lavare da uno sconosciuto che ha certi concetti sulle donne le cose cambiano. Ecco perché qualche volta c’era un’atmosfera tesa. SI.LUX: Donna tra uomini, sorpresa, senso di assalto, svenimenti dell’operatore delle riprese. E’ vero che per due volte il tuo cameramen è svenuto? SU.MORAL: Sì, per lo stress e la paura… SI. LUX: La tua opera si presenta insomma come una serie di scatole concentriche di performance/installazione/ azione/ relazione/fotografia/pittura/disegno. Così si contesta l’oggettualità, la considerazione dell’arte come “oggetto”. Tanto è vero che l’antropologo Massimo Canevacci, allora docente alla Sapienza, ha parlato dei video di Şükran come di “video.corpi” (nota 10).(Allegato 1 il testo di Canevacci).
16.  Speculum (diffidate della storia dell’arte) , 1998, fotografia, cm 50 x 70, c-print su forex
Proiezione del video SLAUGHTERHOUSE DOGRUSU(Mattatoio)”, 2017, Istanbul, 4’35”, realizzato il 30 agosto 2017
SU.MORAL: Questa volta ho deciso di andare a fare la performance in un mattatoio. Per me il mattatoio metaforicamente somiglia alla Turchia di oggi. Tutti aspettiamo il nostro turno di essere accusati e arrestati. Non abbiamo libertà di pensiero. Questa performance è stata molto dolorosa, perché c’era odore  terribile di escrementi e piscia, degli animali terrorizzati, che piangevano, quando li conducevano alla morte. Vedevo che chiudevano gli occhi. Dopo aver fatto questa performance, dopo un anno ho deciso di mostrarla, proiettarla al muro di una strada di Istanbul, una  strada piena di gente.  Ho potuto mostrarla solo 2 o 3 volte, dopo sono intervenute persone del luogo, ma qualcuno mi ha anche difeso. Ho scritto anche un mio manifesto artistico “Siamo in Mattatoio” (Allegato 2).
Proiezione del video “The Mirror”2011, 3D Animazione, 1’30.
SI.LUX: Dicci Şükran. SU.MORAL: Mirror è stato realizzato dopo che nel 2010 ho fatto la performance “Amemus”. Dopo la performance c’è stata la fine del mondo: minacce di morte dirette o mediatiche e sono dovuta fuggire da Istanbul. Dopo un anno ho realizzato questo Mirror: poiché un giornalista del potere aveva scritto: “Sputiamo sul lavoro di Şükran Moral”. Allora ho realizzato questo “specchio” (Mirror) e ho fatto diventare questi giornalisti che mi minacciavano di morte sorci di fogna, che sputano a sé stessi nello specchio.
Simonetta Lux

NOTE:

  1. Interessante anche la Intervista a Bruno Di Marino, del 2002:, Sukran Moral: di Bruno di Marino  /  http://www.ziqqurat.org/n7/Moral.htm  “Ziqqurat” n°7, anno 2002.Con un intervento di Massimo Canevacci, I video-corpi di Şükran Moral. D.M.: Per quel che riguarda L’artista credo che il riferimento all’iconografia del Cristo non sia solo allusivo e provocatorio, ma vuole anche essere un omaggio alla pittura rinascimentale.S.M.: Sì, al di là della mia volontà di esprimere il dolore e la sofferenza attraverso l’immagine della crocifissione, c’era anche il bisogno di rifarmi a un modello. Durante gli anni dell’Accademia mi sono esercitata lungamente a fare copie di quadri del ’500 e del ’600,  attraverso l’immagine religiosa e di Gesù in particolare, ci siamo formati in Accademia”

  2. Sulla mostra Apocalypse, al MLAC dal 9-al 30 novembre 2004, http://www.luxflux.net/mlac/ > ARCHIVIO MOSTRE>2004
  3. Shocking Turkey: Sukran Moral Tests the Boundaries of Contemporary ArtShocking Turkey: Sükran Moral Tests the Boundaries of Contemporary Art  / http://www.spiegel.de/international/zeitgeist/shocking-turkey-suekran-moral-tests-the-boundaries-of-contemporary-art-a-662880.html  27 NOV 2009
  1. Il massacro di Srebrenica fu definito genocidio a partire dalla risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2009, e ne fu accusato il presidente della Serbia Ratko Mladic e condannato al carcere a vita dal un tribunale ONU nel 2017.
  2. Al tema della identità negata, abbiamo dedicato una serie di articoli sulla rivista “luxflux,net”, dal titolo “Censura di identità”(1-7): http://www.luxflux.net/censura-didentita-7-ambiguitas-di-sukran-moral/ e inoltre :http://www.luxflux.net/page/35/?page
  3. https://www.theguardian.com/profile/can-d-ndar
  4. Il video Love Songs against Terrorism è un live on periscope pubblicato su you tube: https://youtu.be/iIFCliXaHKQ  il 2 aprile 2016),  Ask sarkilari web,  http://www.liveonperiscope.net/sukranmoral/profile.
  5. https://fr.wikipedia.org/wiki/Histoire_de_l%27%C5%93il#Bibliographie. “VERSIONS”Histoire de l’œil par Lord Auch, 1928, illustrée de huit lithographies anonymes (André Masson), sans nom d’éditeur (René Bonnel), sur des maquettes de Pascal Pia, tirée à 134 exemplaires, diffusés clandestinement. Il s’agit de la version originale, qui fut saisie peu après sa parution. Histoire de l’œil, nouvelle version, par Lord Auch, dite de « Séville 1940 », juillet 1947, illustrée par six gravures à l’eau-forte et au burin par Hans Bellmer, sans nom d’éditeur (K. éditeur, c’est-à-dire Alain Gheerbrant), ni d’illustrateur, tirée à 199 exemplaires1. Sur ordre du ministre de l’Intérieur, la moitié des exemplaires furent saisis chez l’imprimeur et détruits. Une troisième édition, datée de 1941 et dite de « Burgos » (lieu d’édition présumé), sans mention de nom d’éditeur (Jean-Jacques Pauvert), paraît en 1951, toujours sous le pseudonyme de Lord Auch, sans illustrations et tirée à 500 exemplaires, non destinés au commerce et réservés à des souscripteurs. Cette édition reprend le texte de la « nouvelle version » de 1947. Un jugement du tribunal correctionnel de la Seine en date du 8 mai 1951 condamnera ce livre2. Ce n’est qu’après la mort de Bataille, en 1967, que ce récit sera publié, avec un « Plan d’une suite de l’Histoire de l’œil», sous le nom de son véritable auteur, sans que Bataille ait lui-même officiellement reconnu la paternité de ce livre. Cette édition sera publiée par Jean-Jacques Pauvert, dans une maquette en forme d’étui rose, frappé d’une vignette représentant un œil, conçue par Pierre Faucheux, qui réalise la même année, également pour Pauvert, une maquette similaire, semblable à un cercueil noir, pour Le Mort. .               Inoltre: http://www.filosofico.net/georgesbataille.htm, Aldo Trucchio, Georges Bataille.inoltre: : http://www.nomadica.eu/diffusione/Georges_Bataille_Storia_DellOcchio.pdf, Georges Bataille Storia dell’occhio (Histoire de l’’oeil, 1962:sic) Traduzione di Dario Bellezza, pp. 56, Prefazione di Alberto Moravia (http://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it/oseegenius/resource?uri=512434&v=l   Storia dell’occhio / Georges Bataille ; prefazione di Alberto Moravia, Milano : Club degli editori, 1989).
  6. Cfr: nota 3.
  7. Sukran Moral: di Bruno di Marinohttp://www.ziqqurat.org/n7/Moral.htm  “Ziqqurat” n°7, anno 2002.Con un intervento di Massimo Canevacci, I video-corpi di Şükran Moral..
Allegato 1:
Massimo Canevacci, I video corpi di Şükran Moral (2002), courtesy “Ziqqurat” n°7, anno 2002.
La video-arte come genere autonomo di composizione artistica ha favorito l’affermazione di diverse donne che hanno sfidato linguaggi e stereotipi. Tra queste, Sukran Moral rappresenta una figura fondamentale. Una sorta di ansia verso la sovversione di ogni atteggiamento contemplativo tradizionale anima questa giovane donna nata in Turchia e da qualche anno presente in Italia. L’innesto di corpo e tecnologia, di un corpo di donna che si espone nel suo splendore irriducibile a una osservazione neutrale; di una tecnologia che viene sessuata da questa invasione linguistica.
In
Speculum riesce a performare la sua provocazione su una serie complessa e intrecciata di livelli. L’azione si svolge sul piano della strada, dove transita la gente “normale”, abituata a paesaggi per l’appunto “normali”. Invece si trova davanti a una vetrina dietro la quale c’è lei, 1 Sukran, sdraiata su un lettino ginecologico, tra le gambe lo schermo acceso di un televisore, il viso – velato come il celebre Cristo a Napoli – comunica in modo opaco e vivido il senso di una esposizione-denuncia. 2  La posizione della donna, che ogni donna assume dal ginecologo, diventa la metafora di una più vasta condizione femminile che deve esporre il suo sesso per lo sguardo “medicalizzato” del maschio. Ma non solo: ogni persona – sia uomo che donna, bambino o anziano, europeo o asiatico – sente sfidarsi dentro. Qualcosa di irriducibile e di eroticamente inquietante.
Forse ogni volta che guardiamo la TV stiamo cercando una evocazione del piacere che il sesso femminile comunica. Lo stravolgimento dell’eros in schermo diffonde questa “perversione”. 3 La televisione inganna uno dei principi che danno il senso della vita: il principio del piacere. Tutto deve essere esposto, ispezionato e osservato. Una sorta di citazione-stravolgimento della celebre opera pittorica del 1866 di Courbet –
L’origine del mondo – che mostra in primo piano e senza volto il sesso di una donna. Come è noto il quadro, ora esposto al Musée d’Orsay, fu di proprietà anche di Lacan che fissava in quel primo piano la matrice del logos come fallo. Ovvero, lo sguardo, la tecnica e la pittura di Courbet rappresentavano un discorso che poteva essere esposto in pubblico perché – e solo in quanto – caratterizzato da una supremazia genitale.
Ora tutto questo si stravolge grazie all’audacia inventiva e linguistica di questa artista che spiazza e decompone la centralità onnivora e onni-optica dell’uomo per affermare orgogliosa l’irriducibilità di una esposizione femminile anche nelle condizioni di maggiore subalternità, come nella visita ginecologica… 4 E allora si compone qualcosa di singolare e straniante, la performance mette in discussione ogni tradizionale recepimento: l’esterno si fa interno sia nello speculum che simmetricamente nella vetrina, altro sesso femminile aperto che espone allo sguardo voyeuristico dei passanti non più le tradizionali merci, ma un corpo di donna coatto nella forma della merce che si infila e giustappone tra le gambe.
E allora i pregiudizi si rovinano o, all’estremo, cercano di riconfermarsi come 5 sorriso ironico o incredulo di chi pur fissando la scena non vuol vedere né vedersi. La video-arte che intreccia corpi desideranti o feriti o umiliati con tecnologie e ridefinizione degli sguardi riesce a far esplodere le norme e diffondere l’irregolarità propria di ogni invenzione estetica.

 

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